Il pubblico ministero chiede la massima pena per Gianni Tolomei, accusato di aver ucciso un rappresentante d’auto e di averne fatto sparire il corpo. 18 anni la richiesta di pena al complicedi Giorgio Cecchetti

image

CHIOGGIA Ergastolo. Per il chioggiotto Gianni Tolomei, accusato di omicidio volontario premeditato, rapina e soppressione di cadavere il pubblico ministero di Venezia Roberto Terzo ieri ha chiesto la massima pena prevista dal nostro codice penale. Per il rappresentante della Procura lo sconto previsto grazie alla scelta del rito abbreviato (il processo si svolge davanti al giudice Barbara Lancieri senza sentire i testimoni e allo stato degli atti e non in Corte d’assise) riguarda l’isolamento. Solitamente, infatti, chi viene condannato all’ergastolo per reati efferati e gravissimi, deve passare il primo anno o altri ancora in pieno isolamento. Per il complice, l’altro chioggiotto Gianni Tolomei, il rappresentante dell’accusa ha chiesto una condanna a 18 anni di reclusione: il magistrato ha sostenuto che le attenuanti vanno considerate prevalenti sulle aggravanti perché senza le sue dichiarazioni non si sarebbe mai trovata a Sant’Anna la fossa in cui era stato sepolto e nascosto il cadavere del giovane moldavo ucciso, Vitalie Homencu, e non si sarebbe mai arrivati o, comunque, molti mesi più avanti ad arrestare Tolomei.

dsvfsgsdrf
Ieri, è intervenuto anche l’avvocato Cesare Dal Maso, che rappresenta la sorella della vittima, la quale si è costituita parte civile e che ha chiesto un risarcimento di un milione di euro. Il legale vicentino si è detto d’accordo con la richiesta dell’ergastolo per Tolomei, che era presente in aula dietro le sbarre della gabbia, mentre ha criticato quella nei confronti di Ferro, che sarebbe troppo lieve. Tra l’altro, Ferro (anche lui in aula ieri) è agli arresti domiciliari da tempo. «Io ero a un passo indietro a Homencu e ho visto saltare fuori Tolomei, che ha colto di spalle il moldavo e gli ha sparato da distanza ravvicinata, anche se non proprio a bruciapelo (diciamo entro i due metri) due colpi al fianco destro senza dire una parola» aveva dichiarato Ferro e ieri il pubblico ministero ha letto le sue confessioni. Poi, «Tolomei in seguito alla caduta di Homencu, senza inginocchiarsi, ha disteso il braccio con cui impugnava l’arma semi automatica ed ha esploso il colpo di grazia alla testa a una distanza che poteva essere di 60 centimetri» aveva proseguito il complice.

image

Era stato Ferro, dopo aver aiutato Tolomei a scavare la fossa nei pressi del Bosco Nordio,a prelevare in auto il giovane moldavo, arrivato da Chisinau per acquistare una Mercedes usata per 15 mila euro, e ad accompagnarlo nel luogo dove è stato ucciso. Ieri, il rappresentante della Procura ha sostenuto che Ferro «risulta soggettivamente attendibile, anche perché ha confessato l’omicidio ed altri reati non per ottenere la liberazione, visto che ha parlato quando era già uscito dal carcere, dove c’era finito con Tolomei per un furto in una casa colonica a Sant’Anna. Il magistrato ha ricordato che ha fatto trovare il cadavere e ha descritto l’arma e le parti del corpo dove è stato colpito. Oltre alle dichiarazioni del complice, gli investigatori della Mobile hanno rintracciato la pistola usata, l’aveva il figlio di Tolomei quando sono stati arrestati per il furto nella casa colonica e la perizia balistica ha confermato trattarsi dell’arma usata per il delitto. Infine, i riscontri dei cellulari, che indicano la presenza nel luogo dove il moldavo è stato sepolto sia di Tolomei, sia di Ferro e soprattutto di Homencu. Il 23 ottobre tocca agli avvocati della difesa, sentenza il 28.

 

VEDI ARTICOLO ORIGINALE